martedì 30 marzo 2010

Jack


Ma non esiste proprio!
Intanto lo abbiamo chiamato JACK, come Jack Sparrow, perchè mi ricorda tanto il pirata in questione con quel manto nero nero e gli occhi gialli penetranti che sembra ti fulminino appena ti si posano addosso. Che poi ti crolla tutto il palco quando miagola, perchè sembra un gattino impaurito che somiglia più a Max quando vuol farti credere di essere appena stato bastonato dalla vita, per cui una giusta dose di crocchi potrebbe dargli la serenità rubata.
E' grosso, grooooooooosso, anzi grande, graaaaaaande, che a me i gattoni graaaaaandi sono sempre piaciuti ma la sorte mi ha regalato sempre gatti bonsai.
E ho letto da qualche parte che il gatto nero che ti attraversa la strada porta sfì, mentre il gatto nero che ti viene incontro o ti segue addirittura porta la buona sorte, quindi a cacciarlo di casa mi sembra di darmi la mazza sui piedi visti i tempi che corrono. Ma io non credo alla superstizione, quindi Jack dorme fuori a tutti i costi. Di notte. Di giorno è sul divano, e non lo si scolla di lì.
Da dove diavolo arrivi non ne ho la minima idea: si è materializzato qualche giorno fa in giardino, mi ha guardato fusando, si è diretto alle ciotole (inizio a pensare che tra gatti girino le mappe di questa casa con tanto di indicazioni stradali per raggiungerla, come chi ti consiglia un buon hotel dove pernottare quando viaggi senza una meta precisa), e ha fatto una cosa a parer mio gravissima: SI E' ARRUFFIANATO PAPIGA'. Che se da una parte mi sta anche bene perchè avere il suo benestare quanto ad argomenti felini è essenziale per il quieto vivere, dall'altra parte vi dirò che nonostante il mio amore per i gatti io non mi voglio paragonare a una gattara. Cioè, amo i miei gatti e quelli dei miei amici, ma ognuno si occupi dei suoi e finiamola lì. E sempre entro un certo limite nei numeri. Una lettiera in più non so dove metterla, nel letto già sono scomoda nel dormire con i due piccoli e già loro rompono abbastanza le pelotas di notte (la gioiuta non fa testo, in questioni di ordine e orari lei è una gran signora), e NON POSSO ACCENDERE UN ALTRO MUTUO per pagare veterinaria, crocchi e antiparassitari. Insomma, non voglio il quarto gatto, non voglio passare le mattine (e in inverno anche le sere) a pulire lettiere, a spazzolare manti due volte l'anno in corrispondenza dei loro cambi d'abito, a lavare ciotole e compagnia bella, non fosse altro perchè anche se non lavoro fuori casa non è proprio detto che le mie giornate le passi a fare crocette e uncinetto, tutt'altro.
Il problema è che il Jack-pensiero è completamente diverso. Su questo non ci piove. E quando un gatto si mette in testa qualcosa...

domenica 28 marzo 2010

L'infiltrato



E tu chi sei?


Ma chi ti ha mai dato il permesso di usare casa nostra?






 

venerdì 26 marzo 2010

Annunzio vobis...


HABEMUS MACCHINAM!!!





E se domani il tempo permette, Mamigà e figlio rimedieranno a un mese di usufrutto paterno di Greta.
Ovvero, giù di aspirapolvere e stracci.

Bleah!


E poi da giorni tutto mi fa schifo. Tutto o quasi quello che mangio intendo. Questa cosa è iniziata un paio di settimane fa con le cose salate, che sentivo salate il doppio del normale. Da qualche giorno anche altri gusti sono diventati insopportabili: l'acido, l'amaro, l'agrodolce, l'insipido. Solo il dolce si salva. Sul manuale di sopravvivenza (perdoni dottore ma in casa lo chiamiamo così) c'è scritto di mangiare solo i cibi che gradisco, ma se seguissi le indicazioni del mio palato oggi come oggi mangerei biscotti a colazione, pranzo e cena. E detesto il caffè.
Sarà anche normale nelle mie condizioni, ma mi manca tanto il sapore di un piatto di pasta come Mamigà comanda.

giovedì 25 marzo 2010

Sono soddisfazioni

Stamattina ho voluto portare io il Power all'asilo. Volevo parlare con la maestra per sincerarmi che il Power reagisse bene a questo periodo, perchè un conto è averlo sotto gli occhi in casa (e mi sembra vada tutto bene), e un conto è non sapere se poi fuori in qualche modo desse segni di disagio. In fondo non è una passeggiata nemmeno per lui questo periodo, e a ragione in molti mi chiedono come sta reagendo.
E' stato un sollievo enorme quando la maestra mi ha detto, testuali parole "avete dei problemi grossi e occupatevi di quelli, ma sappiate che il Power non è tra loro. E' talmente sereno che non si direbbe che in casa abbiate una situazione pesante da affrontare. Nei limiti del suo carattere che sappiamo com'è, non c'è segno di sofferenza particolare da parte sua.State agendo bene".
Si può solo immaginare come mi sono sentita. Ne avevo il sospetto perchè il Power da settimane va all'asilo correndo, torna a casa esausto,  sporco, racconta magari a distanza di ore di aver fatto questo e quello, e quando lo si va a prendere è talmente impegnato a giocare e chiacchierare coi compagni che la maestra deve chiamarlo tre o quattro volte per dirgli che la mamma è arrivata a prenderlo. Ma io non sono lì durante le ore di materna a vedere con i miei occhi come va, e ci tenevo a saperlo. Evidentemente stiamo lavorando bene con lui, dargli le dovute spiegazioni man mano che le cose si presentano ha un senso, non gli pesa come si sente dire in giro riguardo ai bambini con situazioni difficili in casa. Sono tanto orgogliosa del mio bambino, tanto che mai, perchè in fondo nonostante tutto l'ambaradam si sta dimostrando davvero un ometto.


E' primavera. Il giardino si riapre alla vita, ogni anno aspetto questo momento con ansia e finalmente è arrivato.
Ieri pomeriggio, di ritorno dalla terapia, dopo cinque ore di poltrona avevo voglia di sgranchire le gambe, e mi sono messa in giardino a far qualcosa.
Ho iniziato a tagliare rami secchi dai gelsomini: quest'anno il gelo eccezionale ha fatto letteralmente strage, tre cestoni pieni di rami, senza contare i vasi di piante stecchite, che mi è venuto un magone...
I gatti hanno ricominciato la loro attività venatoria, che se da una parte è per loro segno di salute psicofisica, dall'altra è iniziato lo stillicidio di passerotti, farfallotte, lucertole e qualsivoglia altra forma di vita che inevitabilmente finisce cadavere sul mio zerbino. Lo spettacolo non è dei migliori, ma fa parte della routine di questi mesi. Ieri la stagione della caccia si è aperta con un bottino fatto da una povera cinciallegra. Chi sia stato non lo so, ma dopo due minuti ho trovato la gioiuta dall'altra parte del giardino che aveva un'aria paciosa e soddisfatta di chi ha fatto il suo per guadagnarsi la giornata. Qualche dubbio mi è venuto. Di sicuro comunque è stato uno dei miei, i randagi dei dintorni non avrebbero di sicuro lasciato il cadavere lì con la magra che gli faccio passare quanto a donazioni.
E poi c'è Papigà. Papigà che ieri pomeriggio tutto gasatone ha tirato fuori il tagliabordi che HA HAAAAA, IL MIO PAPA' HA DETTO CHE POSSO TENERLO, A LUI NON STA NEL GARAGE, HA HAAAA, E' UNA BOMBA QUESTO, E' A SCOPPIO, ADESSO MI DO DA FAREEEE!!!






Ad memoriam. Lo scorso anno erano così belli. Quest'anno non vedranno la luce.
Evviva la stagione della vita...



mercoledì 24 marzo 2010


Stamattina ho fatto la visita prima dell'infusione.
Sembra che la massa stia regredendo.
LA CURA FUNZIONA!

martedì 23 marzo 2010

Savolta è un po' troppo, deliri da asilo


Posso capire, perchè mia madre me lo diceva sempre quando ero bambina, che se un bambino non si sporca il più delle volte significa che non si è divertito. Per questo con il Power non sono mai stata rigida sullo sporcarsi, e non ho mai fatto storie quando mi tornava a casa dall'asilo con i pantaloni colorati o le scarpe insabbiate. Ci mancherebbe.
Posso anche capire che le maestre hanno tanti bambini da guardare, e non possono star lì a controllare pelo per pelo quello che ogni bambino fa o dice mentre giocano scorrazzando in giardino. Nessuno è un mago dopotutto.
Oggi però vi giuro che quando il Power è tornato dall'asilo e l'ho visto scendere dall'auto mi ci sono voluti un paio di minuti prima di riuscire a dire qualcosa, anche un semplice "ciao amore".
Scusate, ma con tutto il rispetto che va dato alla spontaneità dei bambini nell'esprimersi giocando, a tutto c'è un limite, e io credo- mi auguro che non sia passato di moda il concetto di "rispetto per quello che si ha addosso". Che non vuol dire tornare a casa lindi e pinti, come appena usciti dalla lavanderia, ma un minimo decenti si. E magari con le scarpe intere e non ridotte a brandelli.
Oggi il Power è tornato a casa con una CROSTA (e quando dico crosta è proprio crosta) di sabbia alta mezzo centimetro attaccata a tre quarti dei pantaloni, nonchè le scarpe (quelle che erano rimaste portabili dopo che già il primo paio è stato fatto fuori nei primi tre mesi di asilo, ecco queste sono durate due settimane) completamente erose dai sassi SULLA PARTE SOPRA. E non si creda che a marzo io mandi il Power all'asilo con le scarpette di tela.
Ora, io non sono una maestra e di metodi educativi conosco solo quelli che imparo giorno per giorno sulla pelle della mia famiglia, un po' ricavata dall'esperienza, un po' a naso, un po' leggendo qua e là. Non mi ritengo certo un luminare sull'educazione.
Ma non mi chiamo nemmeno Paperon dè Paperoni che ha il deposito di monetine da cui attingere, tantomeno voglio che mio figlio creda che i soldi crescano sugli alberi. Neppure vorrei che gli rimanesse in testa il concetto che chissenefrega, tanto poi la mamma quello che non mi riesce a lavare (lavare? Facciamo lavorare di carta abrasiva che è più realistico) mi ricompra, tanto ha la cartina magica (leggi bancomat) quindi diamoci dentro. Al diavolo il rispetto per le mie cose.
Per farla breve (dopo che ho scritto cinquantasette righe) ho il sospetto che stavolta le maestre sentiranno una Mamigà un po'-tanto incavolata.
Perchè GAT-SO, SE LA SABBIERA ERA BAGNATA, COSTAVA TANTO LASCIARLA CHIUSA FINCHE' NON SI FOSSE ASCIUGATA? CHE I BAMBINI SE NON CI ANDAVANO DENTRO PER TRE GIORNI  COSA SUCCEDEVA, MORIVANO DI TEDIO? ECCHECCAVOLO!

domenica 21 marzo 2010

Summer look

Oggi mi sento decisamente meglio. MI sono alzata dal letto, ho fatto qualcosina un po' a fatica perchè sento ancora la pestata di ossa e mi mancano le forze (dopo un giorno di digiuno e uno che vi assomigliava, sfido chiunque), ma basta prendere le cose con estrema calma e la vita riprende. E lo dico spudoratamente, sto approfittando a pieno della collaborazione che mi viene offerta da chi mi sta vicino per gestire la casa, che mi costa molto a livello di orgoglio personale, ma il terrore di cadere svenuta è più forte. Anche perchè ci sono momenti in cui mi sento svenire davvero, quindi è meglio che ci vada piano. Già però il piatto di pasta che sono riuscita a mangiare a mezzogiorno sta lavorando egregiamente, quindi confido che domani mattina riuscirò ad andare a fare il prelievo di sangue senza grossi patemi.
Stamattina è venuta mia cognata a rasarmi la testa. Ora ho i capelli lunghi un centimetro sopra, dietro anche mezzo. Guardarmi allo specchio è stato uno choc. Mentre tagliava ho fatto un bel pianto, ma è passata in cinque minuti. Non sto mica poi così male come credevo, devo solo abituarmici. E a vedere così la mia testa mi rendo conto che di capelli ne ho veramente tanti, non immaginavo così tanti. E' una prospettiva diversa di me che ho osservato stamattina, sarà buffo ma ho notato solo oggi che ho due begli occhi neri.
Buona primavera a tutti!


Oggi è il ventuno marzo



Due giorni senza uscire in giardino e stamattina mi ritrovo...






Che sia davvero iniziata la primavera? Io spero tanto di si.

 

sabato 20 marzo 2010


Però è un' ingiustizia.
Com'è che le donne senza capelli hanno il problema che povere sono calve, mentre una grossa fetta di uomini senza capelli fanno parte della categoria degli strafighi???

venerdì 19 marzo 2010

E oggi faccio i conti con...


...il vomito. Chi è delicato di stomaco è invitato a non proseguire la lettura.
Terza chemio, è iniziata la caduta dei capelli. Inziata? Alla faccia dei tre o quattro capelli in mano, oggi è un vero e proprio stillicidio!
E stanotte è apparso il vomito. Me lo avevano detto che sarei stata male, ma non pensavo certo così, non dopo le prime due sedute di chemioterapia che hanno regalato come pacchetto bonus  solo (oggi dico "solo, la scorsa settimana mi sembrava una montagna) spossatezza e sangue dal naso. Evidentemente il pacchetto si apre a rate, mi sembra come le matrioske che man mano che le apri ne sbuca sempre una in più. Questa però era un po' incazzatella evidentemente, perchè mi ha steso con due ganci, prima uno per mettermi in orizzontale, poi uno per lanciarmi in bagno nel cuore della notte. Una, due, tre, sette volte. Mi chiedo se ogni infusione mi darà queste gioie del water da ora in avanti. Adesso a distanza di qualche ora dall'ultimo fattaccio mi sento una pezza ma sto risorgendo, sono a letto ma se sto scrivendo al pc significa che tutto sommato "refo" (trad. torno in me). Sinceramente stamattina non avrei avuto voglia di sentire nessuno, la tentazione di chiudermi in me è stata forte. Poi ho acceso il mio bussolottino, ho letto tutti i commenti che sono stati lasciati al post precedente che ho scritto ieri sera, e mi sono detta no porcavacca, se tanti abbracci sono stati lanciati fin qui non possono andare persi.  Io ci credo quando qualcuno mi dice di essere vicino anche se fisicamente non lo è, e mi si creda, nonostante oggi davvero sia faticoso per me guardarmi allo specchio a testa alta, confido nella forza e nell'incoraggiamento che mi stanno dando soprattutto le persone che per questa strada sono già passate. Se ne sono uscite loro e ne vanno fiere un motivo ci sarà, e io voglio crederci fino in fondo.
E quindi su, affrontiamola, passerà. Ho anche fatto la mia prima iniezione sottocutanea da sola per l'antiemetico, l'idea mi faceva rabbrividire ma poi ho scoperto che è davvero una cavolata.
E' vero, come ha detto Camdem sembra impossibile che una cosa che mi fa stare così male in realtà mi curi. Nella mia scempiaggine ogni tanto me lo chiedo il perchè si è costretti a passare dalla porta stretta stretta per arrivare dove c'è il sole. E sono solo all'inizio. Vorrei non pensare che tra qualche settimana o al più una manciata di mesi mi aspetta anche l'intervento.

giovedì 18 marzo 2010


E' successo oggi subito dopo l'ora di pranzo.
Mi lavo i denti, istintivamente passo la mano tra i capelli, lo faccio spesso ultimamente.
E me ne rimangono in mano tre.
Capita.
Lo rifaccio, altri tre. E poi due. Guardo nel lavandino, ce ne sono due in più.
Arriva Papigà e gli dico guarda che caso, l'altro giorno ho notato che mi sta cadendo la peluria dal corpo in maniera vistosa, vedi tu che se ne vanno i peli invece dei capelli. Quelli no, non ancora, guarda... E me ne rimangono in mano quattro.
Allora era vero. Tre settimane aveva detto l'oncologo, e tre settimane sono passate con ieri.
Allora è tutto vero, la cosa del tumore, il liquido che mi iniettano ogni mercoledì che sembra soluzione fisiologica e che invece è chemioterapia quella vera, quella che ti raccontano in sordina che "l'ha fatta quella e talaltra mia parente", ma finchè non capita a te è una cosa lontana miliardi di chilometri.
Vorrei dire che non me ne importa, che tanto mi sto facendo berretti nuovi per l'occasione e non vedevo l'ora di usarli, vorrei riderci sopra pensando che proprio in questi giorni anche i miei gatti sono entrati in muta e sono entrata in muta anch'io per solidarietà. Vorrei buttarla in vacca, vorrei, vorrei...
Vorrei piangere ma non ci riesco, riesco solo a tremare mentre scrivo eppure non riesco a fare a meno di scriverlo. Ho bisogno di buttarlo giù come un macigno perchè tenerlo è troppo pesante, non ce la faccio, ho paura che mi si spezzi la schiena. Ho paura di crollare. E se crollo?




E poi arriva la tipa che mi declama la sua teoria secondo la quale "queste malattie" hanno una origine psicosomatica, per cui se una è maldisposta nei propri confronti è logico che il suo corpo si ribella dando origine anche al cancro.
Complimenti, laurea ad honorem.


mercoledì 17 marzo 2010

Mamigà e motori


Evviva, oggi ho fatto il primo rinnovo della patente di guida. Si lo so, sono vecchietta per il primo, ma io mica l'ho fatta da giovincella, a diciotto anni vivevo tra ponti e barche e cosa me ne facevo della patente...
Vabbè, è un piccolo traguardo che mi porta a ricordare che dietro al "tu guidi davvero bene" che è scappato a Papigà qualche giorno fa (e ti credo, dopo che lui ha distrutto l'auto e ha sequestrato la mia gli conviene lucidarmi a dovere) ci stanno al bellezza di 23 lezioni di guida nella lontana primavera 2000. Non mi vergogno a dirlo perchè c'è chi ne ha fatte di più, nonostante ogni volta che ne accenno quando si parla del più e del meno è la regola che se ci sono maschi presenti mi sfottano quel tanto che basta, poi però sono loro statisticamente a combinarle peggiori sulla strada (e non venitemi a dire che non è vero perchè  noi donne l'assicurazione la paghiamo di meno, e comunque finora ne ho la prova  plurima
in famiglia). Bei ricordi. Anzi belli mica tanto, se penso a quanto ho sborsato per quel pezzetto di plastica rosa.
E quanti ne ho sborsati oggi. Perchè per il rinnovo ho pagato la bellezza di 70 neuri, di cui


28 per la visita medica
(visita medica?  )
e 42 per il bollo e l'onorario dell'autoscuola.
Il tutto per svolgere la pratica in meno di cinque minuti.


E poi ci chiediamo come mai guidano alcolizzati, drogati, novantenni che sono più pericolosi di un tir impazzito in centro del paese e via discorrendo. Bah.

Questo quasi mese senza auto mi ha messo un po' in crisi, devo dirlo. Mi ha seccato in maniera particolare dover disturbare un minimo di due volte a settimana mia cognata per dover portare e ritirare il Power dall'asilo quando Papigà era di turno, anche perchè già ho dovuto scomodare l'altra cognata per venirmi a prendere in ospedale un paio di volte finita la chemio. Amo la mia indipendenza nel muovermi, mi da la sicurezza di poter risolvere le situazioni il più possibile da sola, nonchè come è naturale la libertà di decidere come programmare spese e incombenze varie.E poi lo dico, si vede che la mia Greta è gestita qualcun altro a caso anche dalla qualità della pulizia che vi regna dentro, inizia a farmi un po' schifo salirci pefino da passeggera.  Però mi ha fatto anche bene, in fondo riorganizzare i miei ritmi mi sta facendo scoprire risorse nuove, compresa la cosa che anche se fa freddo (basta che non piova o ci sia la nebbia ovvio, non andiamocele a cercare) adeguatamente coperta due chilometri in bici per andare nella farmacia del paese vicino anzichè in piazza non sono così fastidiosi da fare. Insomma, sto rialzando il fondoschiena, alla fine non tutto il male viene per nuocere. L'unica cosa che mi blocca un po' è fare strada a piedi, da quando ho la spondilo fare più di cinquecento metri è dura. Ma mi hanno detto che la chemio allevierà entro poco tempo anche quei dolori in maniera considerevole, perciò ho fiducia nel fatto che con la bella stagione sarà più facile.

Comunque Papigà ha trovato l'auto da prendere, una Megane di seconda mano che sembra valga la pena,e gliela consegneranno i primi giorni della prossima settimana dopo essere stata adeguatamente revisionata dal nostro meccanico di fiducia. E speriamo che almeno questo capitolo si chiuda in maniera positiva.




domenica 14 marzo 2010

Ma quanto sono cattiva?

Bambina vs nonno:
-nonno perchè la mamma del Power ha la mascherina?
Mamma del Power sogghignando sottovoce vs bambina:
-Perchè altrimenti si mangia i bambini...


Ogni tanto ho il sospetto che qualche cellulina maligna sia andata a spasso ai piani superiori...
Posso sempre dare la colpa all' Herceptin...

sabato 13 marzo 2010

Sproloqui: come ti fa sentire vecchio un figlio...


-Mamma mi piacerebbe tanto vedere la Grecia dove viveva Pollon...
-Sai che mamma e papà ci sono stati vero?
-Si, nel viaggio del matrimonio, me lo hai già detto.
-Ti ho mai fatto vedere le foto? (Il Power adora le fotografie).
-Noooooo... siiii dai mamma fammele vedereeeee...

-Allora guarda, qui siamo appena saliti in nave. Lì...
-Ma...
-Ma cosa?
-Ma mamma... Ma quella volta esistevano già le fotografie a colori?

Va bene che non siamo proprio freschi sposi e che il progresso avanza inesorabile, ma suvvia, quest'anno festeggiamo solo il decimo anniversario...

Oggi non va

Oggi mi sento uno schifo. Come la scorsa settimana, il giorno dopo la terapia ero convinta di essermela cavata decisamente a buon mercato, mentre il terzo giorno ho iniziato a star male. Ma non male-male, male quel tanto che basta a guardarmi allo specchio credendo di avere una mezza allucinazione, come quando si ha l'influenza. E' durato due giorni, e ho dato la colpa a qualcos'altro di prettamente femminile.
Oggi mi sono svegliata anche bene, a distanza di due ore o poco più ho la sensazione che mi sia passato un tir addosso. Per di più da dieci giorni mi sanguina il naso, sento come se le pareti interne del naso fossero piene di taglietti che non si rimarginano. E ho mal di testa, le ossa rotte, lo stomaco sottosopra e l'intestino che sta provando nuove mosse per la shocking dance. Sto sperando in due cose: primo, che ne valga la pena (e se dopo questo quei bussolotti a testa in giù non fanno il loro dovere in maniera egregia guai). Secondo, mi auguro di sentirmi meglio entro qualche ora perchè oggi Papigà mi ha promesso di portarmi a fare due spese. Sono decisamente stufa di stare chiusa in casa.

venerdì 12 marzo 2010

Mai contenta


Noi donne non siamo mai contente, su questo non c'è dubbio.
Stamattina ho fatto un repulisti con la scusa che in cameretta c'è bisogno di spazio: mi sono liberata, con l'aiuto di mia madre (altrimenti ci avrei impiegato due giorni) di una montaaaaaaagna di vestitini del Power che non gli vanno più bene: una grossa parte da destinare ai sacchi della caritas, una fetta messa via per ricordo, un'altra fetta (qualche tutina/pantalone/bodyno/giaccone eccetera) di quelli che praticamente sono nuovi vanno a un futuro spero nipotino, qualcosa di unisex messa da parte per chi so io, in tutto ho liberato tre scatoloni di roba. In più i giochi, che tra rotti, mai guardati perchè troppo da bebè ormai, eccetera, insomma dalla cameretta è uscito un tir sotto forma di sacchi e sacchetti. Che io stessa mi chiedo come potesse starci tanta roba in una stanza così piccola e tanta ancora ce ne sia. Mi viene inmente quella scena del film "Mary Poppins" in cui lei tira fuori dal borsone a fiori tutto un universo, e i due bambini lì a guardarla incantati. Ecco, ero io stamattina che estraevo, estraevo, estraevo senza fine o quasi.
La storia di fare spazio era una scusa ovviamente.
Una scusa per far fronte a testa alta, o provarci almeno, alla parte di mazzata che mi gira attorno da due giorni, da quando ho avuto la brillante idea di accettare di parlare con una persona che, sapendo dall'inizio come è fatta e le sue idee, avrei potuto evitare caldamente e cordialmente. Almeno per un po'. Almeno finchè la parte del "signora non potrà avere più figli" non sarà correttamente digerita.
Su questa cosa non mi va di soffermarmi più del necessario scrivendolo qui: è una cosa che vivo in maniera talmente intensa e personale che desidero condividerla solo con le mie Amiche, con mio marito in primis e mi sembra ovvio, e con chi deciderò di confidarmi a voce perchè qui andrebbe banalizzata e persa.
Ma quando dico che noi donne non siamo mai contente mi faccio una seria autocritica. Perchè di fronte alla notizia che Mamigà ha qualcosa di più serio di un virus intestinale o di una polmonite ci sono state le reazioni più disparate, come è ovvio che sia, perchè se ci sono cento persone è naturale che ci sono cento reazioni diverse.
Quella che ho accettato di meno finora è stata la reazione della persona di cui sopra: che ha banalizzato, l'ha proprio buttata in vacca, e se da una parte sono io la prima a non voler essere compatita a tutti i costi perchè mi provoca l'orticaria, dall'altra parte anche sentirmi dire "cosa vuoi che sia" mi provoca d'istinto - e scusate - una risposta del tipo "ma vaccag...". Perchè per questa persona era più urgente, sul momento, annunciarmi che sta cercando di acchiappare la cicogna per la seconda volta, soffermandocisi per una buona mezz'ora. Questo subito dopo aver appreso della mia condizione.
Ora, abbiate pazienza. Che Mamigà abbia un problemino discreto da affrontare non impedirà al mondo di continuare a procreare e a desiderare di farlo, ci mancherebbe altro. E in tutta sincerità, lo dico, sono felice per chi può farlo ancora. Ma questa cosa mi ha dato letteralmente fastidio: la mancanza di tatto. Occorreva mezz'ora di panegirico su quanto sei felice di avere la prospettiva di diventare di nuovo mamma, mezz'ora al telefono? MEZZ'ORA? Mezz'ora, dopo che io ti ho detto che le cose per me stanno così e colà? Mezz'ora per sentirmi dire che l'età avanza, che è ora di darsi da fare, e che non vedi l'ora di stringere un altro bebè tra le braccia, e bla bla bla? Eddiomio, non ti passa per l'anticamera del cervello che per me è una cosa fresca fresca e digerirla non è come digerire un bignè al cioccolato di troppo? Devo farti un disegnino per farti capire che forse è il caso di alzare per qualche secondo il ditino da quel tasto del pianoforte prima che te lo sbrani?
No, non siamo mai contente noi donne. Perchè sono sicura o quasi che la mia reazione di oggi è dettata dall'istinto, forse per proteggermi, di fatto tra qualche tempo mi passerà e accetterò più volentieri (o più passivamente) qualsiasi parola mi entrerà nele orecchie.
Per ora so di aver bisogno di tempo.

giovedì 11 marzo 2010

Un altro ricamo portato a destinazione



Mammamia se va avanti così mi conviene aggiornare due volte l'anno questo blog... Si, ho diversi lavori in corso, ma con questo tarlo dei capelli che stanno per andarsene mi dedico quasi esclusivamente a fare berretti ultimamente (cerco di fare di necessità virtù), e vai uno, vai l'altro, ricamo e cucio davvero poco. Anche perchè quanto a crocette mi sono incastrata (si fa per dire) nel riquadro fiorito di febbraio della Stroh, le violette, e non riesco ad uscirne.
Però un paio di pomeriggi fa tutta presa dall'ispirazione ho frugato nel cestone  dei ritagli (avete presente quei momenti di raptus creativo? Ecco). Ne ho estratto qualche quadrato in tinta e due ex maniche di camicie bianche che non ho voluto buttare (vecchie divise di mio marito in cui non sarebbe mai e mai più entrato), e dalla scatola magica ho tirato fuori un ricamino fatto in un momento di JJ-ispirazione non so quanto tempo fa. In un pomeriggio ne è uscito questo portalavoro.

 
E questo è l'interno foderato con le maniche di camicia, opportunamente ritagliate

E sia la forma sia le dimensioni lo rendono p-e-r-f-e-t-t-o per lavorare all'uncinetto, mentre lavoro il gomitolo non vola in giro a portata di zampe feline e se ne rimane bello in ordine a vista. Il ricamo è diventato una pratica taschina per le forbici o altre piccole cose.
E adesso a chissà quando il prossimo aggiornamento.

Bis!

E la seconda dose di bussolotti è andata. Cin cin...

lunedì 8 marzo 2010

Sapevo che sarebbe successo


Prima o poi doveva accadere. Stamattina sono andata ad accompagnare mio figlio all'asilo, dopo che so, dieci giorni che non mi facevo vedere lì. Mio marito è al lavoro, mia cognata ci ha gentilmente accompagnato con la sua auto ma ho voluto andarci anch'io visto che mi sento abbastanza in forze. E visto anche che a me l'ambiente-asilo mette tanta allegria, checchè se ne dica, ogni volta che ci vado è come se prendessi una boccata d'aria buona.
Appunto, boccata con la bocca chiusa. Ho iniziato ad usare la mascherina come mi è stato raccomandato dalle infermiere, dai medici, dalla farmacista, dalle maestre, dal postino, dalla Gioiuta  e dal moscone che passava di qua ieri mattina.
Agli sguardi allibiti degli altri genitori, quelli che non sanno (la stragrande maggioranza) e che ora sanno per forza ero abbastanza preparata.
Agli ottanta paia di occhietti grandi quanto noccioline perfettamente sgranati che mi hanno seguita mentre attraversavo i corridoi facendo finta (ma molto poco finta) di niente, e che mi hanno fatto sentire qui una infermiera appena uscita da un cartone animato, là un nuovo Pokemon di cui nessuno prima di stamane conosceva l'esistenza (ma potentisssssssimo!), questo dicevo era un po' meno previsto, ma il disagio è passato relativamente in fretta.
Alla maestra che questo sapeva, questo si aspettava e nonostante tutto mi ha guardata e parlato con un paio di frasi commiserevoli (cosa che amo come una puntina da disegno nelle mutande) non ho voluto dar peso, perchè in fondo da parte sua so che voleva essere gentile.

Ma allo sguardo e alle parole di mio figlio, quello no... Quello no non ero preparata, e dio solo sa con che magone sono uscita dall'aula. Mio figlio che mentre attraversiamo il corridoio per andare in mensa ad appoggiare il bavagliotto (inutile ma obbligatorio) procede lento e si accorge (e io che sono sua madre glie l'ho letto in viso) che qualcosa è più pesante del solito, che i suoi compagni lo guardano. Mio figlio che mentre gli tolgo il giaccone e tutto l'armamentario e lo ripongo nell'armadietto se ne sta stranamente in silenzio e guarda il pavimento.
Mi sono chinata e l'ho guardato in viso prima di riportarlo in aula. Aveva gli occhi sgranati e la bocca storta come se stesse per scoppiare in un pianto, ma non aveva il coraggio di farlo.

-Sono brutta così vero?
-Si mamma.
-Ma lo sai che ti voglio bene come sempre vero?
-Si mamma. Ma dopo l'ultima visita, quando sei guarita, puoi toglierti quella cosa vero?
-Si amore.
-E ci vuole tanto tempo?
-No, te lo assicuro.

Adesso è ora di pranzo. Il Power vado a riprenderlo tra tre ore circa. A volte è difficile trovare le risposte giuste da dare al Power, perchè è mio figlio, perchè è intelligente e non posso raccontargli bugie, perchè è difficile anche per me capire dove sta la risposta più equilibrata. Ora vorrei abbracciarlo, solo abbracciarlo, tenerlo stretto stretto. Ma è raffreddato.
Se c'è qualcuno a cui vorrei che venisse risparmiato tutto questo è proprio lui. Per me è difficile dare una risposta a chi mi chiede come la sta vivendo, perchè una risposta non ce l'ho nemmeno io: si naviga a vista, fatico a capire cosa gli passa per la testolina pur essendo sua madre, e non nascondo che è l'unica persona al mondo per cui (anche se non ha nessun senso) mi sento in colpa se non ha la felicità e la spensieratezza che un bambino di sei anni ha il diritto di avere. So che non è colpa mia, non venitemelo a ripetere, ma fa parte di quella fetta di sentimenti che per ogni mamma esulano dal reparto "ragione" del cervello, come quando ti senti in colpa per non giocare abbastanza con lui, per avergli dato una sculacciata anche se meritata o per non essere stata sufficientemente paziente dopo una notte passata insonne a fargli passare le colichette.
Di sicuro per il Power questa è una esperienza che lo obbliga a crescere, e spero che alla fine del percorso possa trarne dei forti aspetti positivi. Me lo auguro di cuore.

Otto marzo


Oggi è un mese che so.
E' un mesiversario che non auguro a nessuno.


Ps. vi aspettavate gli auguri per la festa della donna dal titolo, vero?

domenica 7 marzo 2010

Sproloqui- guardando Melaverde


-Guarda che bello more, l'asinella con l'asinellino...
-E certo. Loro fanni gli asinellini. Le nostre gatte no. Le hai fatte STABILIZZARE, gli hanno messo il TAPPO e i cuccioli non li fanno più!

venerdì 5 marzo 2010

Ciao ciao i-pod

Me ne sono liberata. Tutta presa da sta figata dell'i-pod sul blog e gasata per il giochino scegli-imposta-impagina e ascolta ero caduta in tentazione e l'avevo messo anche qui. Dimenticandomi che...
Detesto la musica sui blog. :(
Ogni tanto le cavolate si fanno.

Ma quanto pena fanno le emoticon nuove di splinder?

giovedì 4 marzo 2010

Fatto



Eccomi qui a scrivere dal mio letto. No, non sono in fin di vita bruciata dalla chemioterapia, semplicemente ho un po' di nausea (ma neanche tanta, stanotte alle tre ho iniziato a sentirmi male, ho preso una delle pastiglie che mi hanno prescritto in reparto e dopo un paio d'ore mi sono sentita meglio), l'intestino scombussolato, qualche linea di febbre e sono un po' stanca. Ho promesso di fare la brava e di starmene tranquilla tranquillina per un paio di giorni, tanto ho qui il mio pc bellissimissimo che mi tiene compagnia, l'uncinetto, le crocette, la tele (anche se devo ancora accenderla) e una splendida gattinfermiera. Insomma, ho tutto quello di cui ho bisogno, compreso un marito al piano di sotto che mi sta preparando il pranzo mentre brontola per cose sue.
E' andata. La mia "prima volta" è andata. Ieri ho trascorso qualche ora in ospedale, dalle otto e mezzo a quasi le quattro, compreso il (pochissimo) tempo in chirurgia a togliere i punti sotto l'ascella. Ah, è arrivata la biopsia del linfonodo: purtroppo è positivo anche quello. Significa che l'intervento sarà un po' più complesso, ma spero che non mi mentano quando mi dicono che le probabilità di guarigione non sono diminuite.
Tutto sommato pensavo peggio. Ho iniziato la mattinata lì con un mezzo coccolone, quando mi hanno detto che probabilmente se non sicuramente mi dovranno applicare un catetere venoso o qualcosa di simile, perchè non ho delle vene facili e anzichè trisettimanale mi è stata assegnata una terapia settimanale. Si beh, il mio piantino me lo sono fatto, piccolo e indolore, ma credo sia un fatto di stress emotivo più che di paura. Insomma, è facile quando sono a casa razionalizzare e scherzarci sopra, poi quando sono lì boh, ogni cosa in più mi spiazza. Ma penso che sia normale no?
Ero convinta che le ore non sarebbero passate mai. Un flacone di flebo, due, tre, quattro... ho perso il conto. Ma forse sarà stata complice la poltrona comoda, forse le infermiere che si alternavano a passare di là e fare due parole, fatto  sta che dopo un po' mi sono sentita a mio agio tanto che a una certa ora mi sono perfino addormentata. E le ore sono trascorse.
Al mio ritorno a casa mi aspettava mio figlio (ciao mamma un bacio posso andare al computer si grazie ciao):(, mia madre (che non so chi più di lei stia in pensiero) e mia cognata. Abbiamo fatto un po' di merenda (e cara grazia che l'appetito non mi manca per ora), ho dato una pulita alle lettiere e stop. Detta così sembra una vacanza più che quello che è ;).
Intanto fa ancora freddo. Ieri mattina mentre mi recavo in ospedale guardavo fuori dal finestrino cercando segni di primavera. Quando mio marito è alla guida approfitto per perdermi nel guardare i campi, che saranno pur sempre campi, ma osservarli mi dice sempre qualcosa. E ieri mattina mi hanno detto che la primavera si fa attendere, con mio sommo disappunto. Oggi il sole va e viene, c'è vento, fa freddo. Ho voglia di uscire come tutti, non che ogni volta che metto la testa fuori anche solo per buttare il sacchetto dell'umido nel bidone della raccolta devo mettermi sciarpa e paltò. Ho voglia di riappropriarmi del mio giardino, che poveretto è ridotto allo stremo visto il gelo eccezionale di questo inverno (parecchie piante, quasi tutte quelle in vaso, hanno tirato le cuoia) e ha bisogno di cure, di essere ripulito, potato, arieggiato nel terreno, insomma tutte le cure che di solito in primavera mi tengono impegnati i pomeriggi con fatica ma anche con soddisfazione. Ho voglia di sole, di aria buona visto che qui in campagna c'è, di riaprire le finestre. E spero che non ci voglia molto ancora.


martedì 2 marzo 2010

La vigilia

Stamattina mi sono svegliata maluccio: mi fa un po' male il braccio, mi tirano ancora i punti e forse ieri ho esagerato con i lavori di casa. La realtà è che l'ultimo sogno di stanotte, quello che stavo facendo prima di svegliarmi, mi diceva che oggi è mercoledì e non martedì. Beh?
E' che domani, mercoledì, inizio il primo ciclo di chemioterapia. In sostanza, inizio la mia battaglia contro il cancro.
"Tanto la stai prendendo bene", è la frase che mi sento ripetere quasi ogni giorno da chi mi sta vicino. Frase che risuona più come una rassicurazione per chi la dice che non per me (Papigà escluso, ovvio), devo dirlo. Perchè se "la sta prendendo bene" posso preoccuparmi meno del necessario. Beh, mi fa piacere, e non è una affermazione retorica, davvero. Pesare di meno sui pensieri degli altri mi fa sentire meglio.
Io cerco di non pensarci e non è facile. Riverso le mie attenzioni su quello che mi circonda e rido, ma l'istinto mi porta ogni tanto a fermarmi a guardare fuori dalla finestra, a guardare nel vuoto. A guardare forse quell'un per cento di possibilità che io non vinca la battaglia, e checchè se ne dica sarà anche solo un un per cento ma esiste, e almeno una volta al giorno danza nel mio giardino e mi prende anche un po' in giro, mi deride canticchiandomi in faccia "non ti lascio tranquilla, non ti lascio da sola, non puoi ignorarmi e lo sai bene. Tana nana nana...". Lui se la ride, io un po' meno.
Ieri sera, davanti alla tele (Sissi forever) ho terminato il mio terzo berretto ai ferri, i primi due li ho regalati (uno a mio figlio e uno alla Mimi), questo - lilla - è per me. Un po' stretto, ma penso che quando non avrò i capelli calzerà abbastanza giusto. Poi, salita in camera, mi è venuto un flash: i foulard che uso nelle mezze stagioni! Li ho tirati fuori dal cassetto e li ho provati. Confesso, indossati in testa mi facevano sentire un po' Moira Orfei senza trucco, mi rimane da sperare che non mi cadano anche ciglia e sopracciglia, perchè così a vedermi devo apparire un po' come il Cicciobello quando dopo due mesi che ci giochi vanno a farsi benedire anche quei quattro peli di nylon che gli incollano in testa. Pardon, infilano. Io il cicciobello non l'ho mai avuto, ma  vedevo quelli delle mie amichette trenta e passa anni fa e mi ricordo che mi facevano un po' pena. Insomma, se mi rimangono ciglia e sopracciglia sarò brutta ma un po' meno, da lontano sembrerà che io abbia semplicemente cambiato look. Da vicino, beh, dovrò fare l'abitudine agli sguardi.  Devo anche smettere di toccarmi continuamente i capelli, tanto cadrano comunque, che io li tocchi o no.
Comunque vada sarà uno shock. E dovrò resistere alla tentazione di chiudermi in casa per non farmi guardare, a quella di coprire gli specchi per non guardarmi io stessa, e per non piangere.
Nel mio "prenderla bene" ogni tanto mi viene voglia di fare come i bambini, mettermi a urlare e piangere per dire al mondo che no, non voglio, non voglio passare di là, come mio figlio che ogni lunedì mattina benedice la settimana con queste scenate sapendo comunque che non servono a niente, se non a buttar fuori fiato.
Insomma, che mi piaccia o no domattina quella soglia devo varcarla, e ho paura. Tanta. Per quello che mi accadrà se lo faccio ma anche se non lo faccio. E ho un groppo sullo stomaco per quello che si sta creando attorno a me, tra chi mi vuole bene, una vagonata di preoccupazione, di sofferenza, di paura, di senso di impotenza. Dare un peso così grande a chi amo mi fa quasi ancora più male di quello che io stessa vivo, perchè c'è poco da fare, quando ci si vuole bene si condividono gioie ma anche dolori, nell'intimo.
Domani doppia dose di calmanti, questo è poco ma sicuro. E un bel resoconto alla fine.